Blade Runner, realizzato nel lontano 1982 da Ridley Scott, si è subito ritagliato un posto nel firmamento del cinema di fantascienza.
Philip Dick è un fine scrittore di fantascienza. Ispirandosi a lui, Ridley Scott, regista con lunga esperienza pubblicitaria e con un buon successo alle spalle (Alien, 1979) trova nella raffinatezza ideologica, culturale, figurativa, musicale, il suo terreno di elezione.
Tutto, in Blade Runner, è slabbrato e consunto: la Los Angeles del 2019 è una città caotica, flagellata ininterrottamente dalla pioggia, invasa da una popolazione di straccioni, minacciata dalla rivolta dì un gruppo di replicanti fabbricati da uno scienziato-manager, i quali non accettano di "spirare" dopo i quattro anni di vita che sono stati loro assegnati.
Hanno abbandonato i lavori cui erano adibiti e vagano per la città. Come trovarli se sono copie perfette dì esseri umani?
Le autorità incaricano un "blade runner" abile e disincantato, Rick Deckard (la faccia di Harrison Ford è perfetta) e gli forniscono gli strumenti per agire.
Lui ammazza ad uno ad uno i riottosi similuomini. Non fa però in tempo a impedire che Roy, il loro capo (anche Rutger Hauer, biondo e stranito, è perfetto), uccida il "padre" scienziato schiacciandogli il cranio fra le mani.
Lo insegue nelle viscere di un vecchio edificio ma presto da inseguitore diventa inseguito. Lottano sul tetto. Deckard è sconfitto, sta per precipitare. Ora, il replicante senz'anima prova pietà per lui e lo salva. E il miserabile cacciatore si allontana nello spazio insieme alla donna replicante che aveva risparmiato.
Il panorama che Scott allestisce, grazie alla scenografia dì Laurence Paull e ai sofisticati effetti speciali di Douglas Trumbull, Richard Yuricik e David Dreyer, crea angoscia: colori cupi, controluci azzurrastre apparizioni sinistre in cielo (anche la pubblicità incute sgomento), automi e occhi artificiali, esplosioni e agguati.
L'operatore Jordan Cronenweth "ìmpagina" la storia, Vangelis la annega in un formicolante flusso sonoro. In una riedizione del 1991 il regista, respingendo le precedenti imposizioni dei produttori, presenta un finale meno aperto e ottimistico: anche Deckard è un replicante.
La sinossi
Los Angeles nel 2020 è una megacittà di 200 milioni di abitanti, dalle enormi luci al neon e dalla pioggia che cade incessante.
E' qui che trascina la sua vita Rick Deckard, un ex investigatore. Nauseato e stanco, ma sempre il migliore. E' a lui che ricorre il Capitano Bryant per risolvere il problema dei replicanti modello Nexus 6 fuggiti sulla terra, che devono essere eliminati.
Senza tanti complimenti Deckard viene arrestato e condotto alla centrale di polizia, dove Bryant lo costringe ad accettare l'incarico. Il primo passo è alla Tyrell Corporation, dove si fabbricano i replicanti. Una ragazza, bella e misteriosa, lo riceve in anticamera. Tyrell insiste perchè provi su di lei il suo test di riconoscimento. Una serie di domande, apparentemente innocue, poi la risposta: anche la ragazza, Rachel è una replicante.
Deckard si immerge di nuovo nella metropoli. Il primo che incontra è uno stupendo replicante femmina e, dopo un accanito inseguimento riesce ad eliminarlo ma, attaccato da un secondo, viene salvato dall'intervento di Rachel. Ora lui le deve la vita e, replicante o meno, sente di amarla.
Ma, prima di poter pensare a questo nuovo problema, lo attende ancora il confronto finale con Batty, il più perfetto ed evoluto di tutti.
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